Un nuovo impulso all’uso del vetro, protagonista della nuova architettura, oltre che dell’arredamento, dopo anni in cui era stato ingiustamente messo in disparte, arriva tra la fine dell’800 e il primo decennio del 1900, alla fine delle Belle Époque, quando prende piede, in Europa e negli Stati Uniti, la cosiddetta Art Nouveau. In Italia, il movimento artistico si affermò come stile floreale o Stile Liberty e, ancora oggi, è protagonista di palazzi pieni di fascino. Con l’Art Nouveau e il Liberty, diceavamo, la vetrata ebbe il suo grande rilancio, sviluppando forme e cromatismi nuovi. Tra i suoi principali innovatori, va sicuramente ricordato Louis Comfort Tiffany, capace di rinnovare profondamente la vetrata sia dal punto di vista iconografico che tecnico, introducendo l’uso di vetri opachi, fatti produrre da lui stesso, e sostituendo il profilato in piombo con un nastrino di rame. Artisti come Antoni Gaudí (cui si devono la Sagrada Familia e Casa Batlò a Barcellona), e Frank Lloyd Wright, d’altro canto ne rinnovano profondamente l’aspetto formale.
In Italia il pittore Giovanni Beltrami, fondò a Milano, nel 1900, una vetreria che ottenne l’incarico di fabbricare i vetri del parlamento e quelli del duomo di Milano, restaurati nel 2017 oltre che le straordinarie vetrate che N che decorano lo scalone di villa Margherita a Bordigher. L’arte del vetro, d’altra parte, prosegue nella sua ‘capitale’, Venezia dove Teodoro Wolf Ferrari e Vittorio Zecchin propongono vetrate svincolate dall’architettura, di piccola dimensione e di grande impatto decorativo.