Abbiamo parlato, nei post precedenti, della storia del vetro, materiale di grande fascino e dalle caratteristiche uniche. Ma, a questo punto, viene da chiedersi: come è fatto? Cioè di che sostanze è composto?
La materia prima per fare il vetro proviene da un minerale detto quarzite: una roccia bianca contenente silicio, una sostanza che si “vetrifica” se riscaldata e poi raffreddata, diventando dura e trasparente.
Le cave di quarzite (tra cui va ricordata quella di Barge, in provincia di Cuneo) sono giacimenti a cielo aperto, cioè di superficie e si ottengono scavando il terreno roccioso. Prima di procedere all’apertura di una cava, così come accade per ogni tipologia di ricerca mineraria, si effettuano i sondaggi per cercare il punto migliore ove scavare. Successivamente si procede con la rimozione del manto vegetale e, infine, con lo sbancamento del terreno con le ruspe che porta il minerale alla luce. Si tratta di un procedimento relativamente lungo e complesso, ma indispensabile per individuare ‘la vena giusta’.
La cava si lavora a gradoni: tradotto, per renderla accessibile, vengono realizzati cioè si realizzano degli scalini enormi, alti anche 10 o 20 metri, che conducono sempre più in profondità. Alla vista, quindi, una cava di quarzite appare come un buco a forma di imbuto con le pareti a gradoni.
Una volta aperta la cava, per estrarne il minerale si procede attraverso l’impiego di trivelle e di esplosioni mirate (e controllate) che hanno lo scopo di produrre quei massi che, trasportati nel cosiddetto ‘frantoio’, vengono frantumati e ridotti a sedimento piuttosto fine: la polvere di quarzite.
Il ciclo di vita di una cava può essere più o meno lungo, certo è che una volta esaurita, le procedure prevedono che venga ricoperta e nuovamente piantumata affinché la natura riprenda il suo corso.