Il nostro viaggio alla scoperta della storia delle lavorazioni del vetro non poteva che concludersi a Murano con il vetro opalino che proprio nell’isola venne scoperto nel XVI secolo. Si tratta di un vetro lattiginoso, che può essere bianco o colorato, ed è reso translucido o opaco con l’aggiunta, durante l’impasto, di particolari fosfati o ossidi. La tecnica sviluppata dai mastri vetrai di Murano venne presto adottata anche in Germania dove il vetro opalino prese il nome di ‘vetro d’ossa’. Il periodo di massimo splendore produttivo, comunque, il vetro opalino lo raggiunse sotto Napoleone III, in Francia e i centri di produzione in cui veniva lavorato erano a Le Creusot, Baccarat e Saint Louis Lès Bitche. Con questo particolare vetro furono realizzati artigianalmente oggetti di uso comune: vasi, ciotole, tazze, coppe, caraffe, bottiglie per profumo, scatole e lumi. La fabbrica francese Portieux Vallerysthal ha immesso nel mercato oggetti di vetro opalino in un particolare colore blu-azzurro che, a quanto si narra, si ispirano all’uovo di pettirosso americano.